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Antonio Gargano e
Marisa Squillante
(a cura di),
Il viaggio nella letteratura occidentale tra mito e simbolo. |
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Il
tema del viaggio è strettamente legato a quello dell’opera d’arte,
al suo continuo fluire e modificarsi. Ogni testo è il risultato di
un viaggio: il viaggio dell’autore verso il testo e quello del testo
verso il profondo della propria legge costitutiva; e poi il viaggio
di ogni lettore nel testo e del testo nella realtà o nella storia.
L'itinerario del poeta, assimilabile a quello del navigante travolto
nel suo esistere dall'impatto con un immenso mare, attiva
figurazioni governate e alimentate dall’idea di un inesausto migrare
verso una Terra promessa sempre sognata e mai attingibile. Ogni
approdo diviene, così, punto di partenza per un nuovo viaggio in una
dialettica continua tra sosta e movimento.
I saggi raccolti nel presente volume tracciano una mappa del tema
odeporico lungo una linea di continuità che dal Trinummus plautino
arriva alle calviniane Città invisibili e alla stessa fine dei
viaggi presente in tanta letteratura novecentesca.
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Claudia
Corti e Maria Grazia Messina
(a cura di),
Poesia come pittura nel Romanticismo inglese. |
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Ogni
periodo storico ha il proprio «occhio», cioè un proprio modo di
guardare e di guardarsi. Lo sguardo dei poeti e degli artisti
romantici inglesi ama indugiare sui paesaggi, tanto quelli
familiari, britannici e continentali, quanto quelli lontani e
misteriosi dell’oriente in corso di colonizzazione. Ma lo stesso
«occhio» romantico ama anche osservare le prospettive dei nuovi,
spaziosi teatri di fine Settecento e primo Ottocento, soprattutto
per catturare forme e lineamenti degli attori, che funzionano sulla
scena come «ritratti». Ed è proprio il ritratto a proporsi come zona
di interferenza tra rappresentazione visiva e scrittura letteraria.
Questo volume analizza, per la prima volta, i procedimenti
compositivi intercorrenti tra testi letterari e opere pittoriche nel
Romanticismo inglese, in generi quali autobiografia e autoritratto,
poesia descrittiva e pittura di paesaggio, letteratura drammatica e
produzione pittorica, critica teatrale e critica d’arte, poesia e
pittura orientaliste, libri di modelli con didascalie letterarie.
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Piero Boitani,
Esodi e Odissee. |
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Cosa
hanno a che vedere Atene e Gerusalemme? si chiedeva Tertulliano.
Cosa hanno in comune Omero e Mosè? Nulla, sembrerebbe. Eppure,
Esodo: ritorno alla Terra Promessa. Odissea: ritorno a casa. Questo
libro esplora alcuni episodi dell’intreccio che gli archetipi
dell’erranza disegnano nella nostra immaginazione; e affronta le
domande storiche, esistenziali, etiche e poetiche che il loro
incontro pone. Dall’Irlanda, dove Joyce e gli scrittori più recenti
cantano un Ulisse ebraico, vira verso le odissee di Calvino;
l’ultimo viaggio in Brasile; il Dio cristiano che Ulisse invoca in
Dallapiccola. Discute le riScritture: Tournier e Fondane, che
ricreano il secondo libro della Bibbia; e, tramite la Genesi e i
Vangeli, Tommaso e Piero l’Aratore, Mann e Saramago, Dostoevskij e
Shakespeare. Esodo e odissea divengono i cammini che il critico
inquieto compie attraverso la letteratura.
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Francesco
Ghelli, Viaggio nel regno
dell'inconscio. Letteratura e droga da De Quincey ai giorni nostri. |
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Da
De Quincey a Baudelaire, da Artaud a Huxley, fino a Michaux e
Burroughs, la droga è un tema fondamentale per molti scrittori degli
ultimi due secoli. Ai giorni nostri questa tradizione si confonde
con il mito un po’ usurato dell’artista trasgressivo, della
rockstar che nella droga cerca l’ispirazione o l’oblio. In
realtà, proprio nella tradizione letteraria si trovano alcune radici
di quella complessa costruzione culturale che si nasconde dietro
l’odierna idea di droga come di una sostanza estranea, minacciosa ma
anche seducente. È un’idea così radicata da resistere a tutti gli
approcci più «scientifici» o «oggettivi», tant’è che molti degli
odierni discorsi sulla droga appaiono la riedizione sbiadita di
quanto scrisse Baudelaire nei Paradisi artificiali. In
letteratura l’e-sperienza della droga è stata l’occasione
privilegiata per il rovesciamento della razionalità dominante, per
l’emergere dell’inconscio, del «regno dell’illogico». Di questo
universo letterario il saggio di Francesco Ghelli indaga a fondo
tutto quanto va a costituirlo: la regressione infantile,
l’esplorazione della follia, l’estasi mistica, la vertigine
allucinatoria, la dilatazione del tempo e dello spazio, il delirio
interpretativo, le meta-morfosi grottesche. Dai sogni dei Romantici
fino alle realtà virtuali del cyberpunk, la rappresentazione
della droga ci permette di osservare le sottili trasformazioni
dell’immaginario moderno e postmoderno.
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Francesco
de Cristofaro, Zoo di romanzi. Balzac,
Manzoni, Dickens e altri bestiari. |
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Che
il romanzo «canonico» dell'Ottocento non costituisca solo la forma
tipica della rappresentazione realistica e «seria», ma anche un
territorio attraversato da forti impulsi visionari, è un dato
acquisito da tempo nel dibattito critico. Nessuno però prima d'ora
aveva indagato in profondità, prendendo a campione alcuni tra i più
imponenti universi narrativi della tradizione occidentale, la
consistenza e le molteplici declinazioni di quel particolare oltraggio
alla mimesis che è lo zoomorfismo. Perché mai le cattedrali
costruite, mattone su mattone, da Honoré de Balzac e da Charles
Dickens esibiscono sulla loro superficie tante figure animali e
animalesche? Che genere di rapporti intrattengono quelle scritture con
i paradigmi scientifici e con le arti figurative? Quanto incidono,
nella selezione dei campi immaginari della bestialità, l'oscuro
rimosso dell'«altro» coloniale, l'esperienza della "animalomanie"
rivoluzionaria, il culto per gli animali domestici? Infine, è
possibile fondare una teoria - o quantomeno un metodo - per
un'interpretazione ´sistematica` dello zoomorfismo? Nel
ripercorrere una miriade di opere in cui quell'immaginario esplode
oppure viene progressivamente censurato (come nel processo genetico
che va dal Fermo e Lucia ai Promessi sposi), il
bestiario definito in queste pagine ricerca risposte oltre le semplici
ragioni formali e storico-culturali, restituendo infine tre «mondi»
di invenzione»
- tre zoo di romanzi - abitati da ossessioni d'autore, da stili
´infetti`,
da sconcertanti anamorfosi.
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